Mi sono diplomata al liceo classico con il massimo dei voti.
A 24 anni mi sono laureata con lode. Nello stesso anno sono diventata giornalista pubblicista. Dopo due mesi frequentavo un master.
A 27 anni ho fatto l’esame di Stato per essere giornalista professionista.
A 29 sono stata nominata direttore di una delle più importanti testate del settore comunicazione. Ho ricoperto il ruolo per 7 anni.
A 38 ho co-fondato un progetto dall’impronta umana.
A 42 anni sono diventata counselor a mediazione corporeo teatrale.
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Nel mezzo tempeste di passioni e dolori che mi hanno portato alla deriva, per poi restituirmi all’essenza.
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Una vita a dimostrare, a me stessa prima che agli altri, di avere talento.
E non crederci mai fino in fondo.
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Ora che di anni ne ho 43 non è più tempo di pensare che siano gli altri a dover rispecchiare il mio valore.
Uno specchio non dice mai la verità, si limita a restituire l’immagine che chi è di fronte ha di sé.
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“Specchio, specchio…” diceva Grimilde, incerta della sua bellezza, che rifletteva nel morso avvelenato della mela.
“Rompiti specchio… in mille pezzi”, dico io. Si spezzi l’incantesimo che ha intrappolato Biancaneve in una lattiginosa coltre che non le ha fatto vedere il suo variopinto valore.
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Non ho più voglia, né interesse a indossare lenti deformate da persone che non siano me per confermare i miei talenti.
Sono tanti. E vivi.
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È tempo di guardarsi con occhi nuovi.
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Il gioco è finito.
Anzi meglio, è appena iniziato.
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